-La parabola -parla di un imprenditore che parte per un viaggio e affida alcuni beni ai suoi servi: a un servo affida cinque talenti, a un secondo due talenti e a un terzo un talento.
I primi due, investendo la somma ricevuta, riescono a raddoppiarne l'importo; il terzo invece va a nascondere il talento ricevuto, rimanendo inattivo. Quando il padrone ritorna apprezza l'operato dei primi due servi e condanna il comportamento dell'ultimo.
Qual è il messaggio per lo Studente della Grande Opera?
Nella parabola dei talenti si esorta lo Studente della Grande Opera a utilizzare le capacità ricevute e avverte di ciò che succede a chi invece non le impegna e non le mette a frutto.
Per il mio lavoro e la mia attività, sono al centro di crocevia chiamiamoli di carattere spirituale e per mezzo di mail, telefonate, incontri, conferenze e così via vengo a contatto con moltissime persone ed ho il polso della situazione di cosa, per le persone, significhi porre la propria vita al servizio del proprio dio (Sé). In parole povere mi rendo conto di quanto "mentano" blaterando, rispetto a ciò che "fanno" per il proprio dio: tra Dio e il fare c'è di mezzo il mare, un mare di bla bla bla bla.
A me piace molto leggere nel cuore delle persone, perché poi, per la facoltà concessa a ogni padrone di casa, scelgo chi invitare alla mia tavola.
La mente, ogni mente, lavora a una certa velocità e stare insieme a una persona la cui mente è più lenta, diviene motivo di esasperazione, così come per colui che ha una mente lenta, avere a che fare con una persona dalla mente troppo veloce è causa di avvilimento.
Esiste un test psicometrico per mezzo del quale si verifica la velocità di risposta di una persona e in quel modo si valuterà la sua "velocità mentale"; persone con menti troppo diverse tra di loro non riusciranno a stare insieme per molto pena, appunto, esasperazione da un lato e avvilimento dall'altro.
È normale che, per cose di carattere ordinario, le relazioni che avvengono tra persone con menti varie tra loro sono di genere saltuario, ma quando si vuole andare nella comunicazione duratura, la qualità della comunicazione è funzione della velocità delle menti che si incontrano. Un'azienda di persone dinamiche non assumerà un mezzo addormentato, così come una coppia in cui uno pensa troppo velocemente rispetto all'altro darà luogo a un ambiente conflittuale; spesso capita che la persona "lenta" è fuori dal tempo presente, per cui parte della sua attenzione è nel passato per cui si relaziona al presente con brandelli di bit e non con tutta la velocità del suo microprocessore mentale.
Un'altra caratteristica intrinseca alla comunicazione riguarda lo stato armonico che è conseguenza del punto di vista di chi comunica; qui andiamo un po' più sul difficile, ma possiamo dire che ci sono persone con punti di vista e comportamenti più in armonia con la vita e altre persone che lo sono meno e anche in questo caso la comunicazione sarà più equilibrata tra quelle persone che si assomiglieranno tra loro. Questa cosa si chiama affinità.
Quando si dice di non dare le perle ai porci, non si vuole sminuire i porci né valorizzare le perle, bensì semplicemente è un invito ad adeguarsi alla inevitabile legge dell'affinità che prevede che la comunicazione può avere una certa intensità e qualità (e quindi essere recepita e correttamente duplicata, compresa al 100% come quando si fa una fotocopia) solo se avviene tra persone che la pensano alla stessa maniera e, nel caso di una comunicazione di alta qualità, che tutte le parti si prendano grandi responsabilità nei confronti della vita.
Ma secondo voi, un cosiddetto Maestro Asceso di cosa parlerebbe con un umano? Che motivo avrebbe di frequentarlo? Gli umani cosa gli racconterebbero, barzellette per farlo divertire? Si annoierebbe a morte a parlare con dei primitivi quali gli umani.
Colui che è più in armonia con la vita contatta e comunica con persone che la pensano più o meno come lui.
Cosa accadrebbe se un individuo di elevata armonia mettesse in campo argomentazioni con persone molto disarmoniche? Queste ultime gli salterebbero addosso al pari dei porci, poiché quel detto continua: "perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino".
Quindi fatti salvi perle e porci, la frase è un'analisi forte di una semplice, quanto essenziale, regola universale di comunicazione.
Cerchiamo di collegarci con la questione dei talenti leggendo prima la versione integrale di Matteo 25:
14 «Inoltre il regno dei cieli è simile a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e subito partì. 16 Ora colui che aveva ricevuto i cinque talenti, andò e trafficò con essi e ne guadagnò altri cinque. 17 Similmente anche quello dei due ne guadagnò altri due. 18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò, fece una buca in terra e nascose il denaro del suo signore. 19Ora, dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro. 20 E colui che aveva ricevuto i cinque talenti si fece avanti e ne presentò altri cinque, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri cinque". 21 E il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa, io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore". 22 Poi venne anche colui che aveva ricevuto i due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri due". 23 Il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa, io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore". 24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: So bene che tu sei un uomo aspro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 perciò ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco te lo restituisco". 26 E il suo signore rispondendo, gli disse: "Malvagio e indolente servo, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 tu avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, al mio28 ritorno ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse. 29 Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha.30 E gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridore dei suoi denti"».
Duemila anni fa un talento era pari a 40 chili d’oro puro, quello 24 carati proprio dei lingotti. Un talento greco d’argento, unità di peso e moneta resa ufficiale da Alessandro Magno, corrispondeva a seimila dracme; la dracma o denaro equivaleva alla paga giornaliera di un bracciante agricolo. In ogni caso un Talento equivale ad una somma non indifferente. Nella parabola il padrone è giusto, non perché distribuisce i talenti in parti uguali trattando erroneamente tutti in modo uguale, ma da buon educatore e maestro, da buon provocatore, li distribuisce diversamente ai servitori che lui conosce bene.
Il testo lo dice in modo esplicito: “a ciascuno secondo la sua forza (dynamis)”. Secondo la sua capacità e le proprie attitudini, traduciamo oggi, ma anche con i valori che abbiamo ricevuto nel contesto socio-familiare nel quale siamo nati e cresciuti, quello del rispetto, della dignità della persona, della giustizia, dell’onestà, della solidarietà o, se ciò fosse scarsamente accaduto, per quelli che ci sono stati trasmessi culturalmente.
Tutto ciò ci da un punto di riferimento basilare: ogni uomo ha delle peculiarità personali e ciò significa che ognuno, nei confronti della vita, possiede un ruolo. Questo ruolo è il carico animico che ognuno di noi si è accollato per far funzionare quel gioco chiamato vita per mezzo del quale possiamo divenire abili a manifestare noi stessi. Qual è l'unica legge che c'è? Rendi conosciuto lo sconosciuto e ciò, secondo le nostre personali forze. La vita non ci chiede di esasperarci o di avvilirci, ma ci propone di manifestare secondo le nostre proprie forze. Chi non mette a frutto i propri talenti è un servo, cioè un osSERVAtore "inutile", dice la parabola.
Il campo da gioco nel quale noi giochiamo il gioco della vita è composto da tutto ciò che esiste e abbiamo la possibilità di manifestarci per mezzo della relazione con tutto ciò che esiste. Poiché l'essere tende all'armonia, noi SIAMO nella misura in cui portiamo armonia al nostro corpo, alla nostra famiglia, ai gruppi a cui apparteniamo, all'umanità intera, a tutte le specie viventi, all'ambiente che abitiamo e alla nostra condizione spirituale.
I punti basilari della parabola sono i seguenti:
Inoltriamoci più profondamente in questa analisi esoterica.
L'uomo è lo strumento con cui la Vita conosce se stessa nell'universo fisico; un giorno questo strumento prese a pensare da solo e si credette separato da Dio e di avere una propria personalità, autonoma e diversa dalla Sorgente.
La fine del viaggio sarà, inevitabilmente, di riconoscere che noi non siamo Giovanni, Roberta, Francesca o Salvio, bensì che IO SONO L'IO. Pur se questo può sembrare molto irreale per un essere umano, dovrebbe esserlo un po' meno per colui che si dichiara essere sulla strada della realizzazione del Sé, tanto più che se non sai questa cosa, come puoi giungere all'obiettivo?
Comunque noi possiamo fermarci un po' prima e discutere sul ruolo di ognuno di noi nella vita; lo scopo è manifestare il nostro Sé e ciò è possibile quando le cose si fanno col cuore, cioè in assenza di obiettivi personali o aspettative emozionali e quindi in modo impersonale. Guarda caso, il titolo originale dell'IO SONO è quello che nelle edizioni italiane è riportato in cima al primo capitolo dello stesso libro ed è VITA IMPERSONALE.
La distribuzione del talento riguarda l'aspetto di cosa dovremmo fare in relazione alle nostre capacità, l'azione del servo è in relazione a ciò che noi facciamo, la risposta del padrone rappresenta quanto saremo in armonia con la vita e quindi quanto ci percepiremo come DIO per mezzo di un comportamento o Vita Impersonale verso tutto ciò che ci circonda.
Quando saremo capaci di giocare il nostro ruolo verso tutti questi riferimenti che illusoriamente crediamo staccati da noi, allora la nostra coscienza si aprirà e percepiremo che IO SONO DIO, che è la somma della nostra relazione con TUTTA l'esistenza materiale; per questo parlare di dio è inutile e lo si può solo esserlo grazie all'esperienza derivante dall'azione!!!
Noi non siamo queste cose, siamo IO, ma ci percepiamo di esistere, armonicamente o disarmonicamente, a seconda di come a esse ci rapportiamo (azione): se portiamo armonia, riceveremo armonia, se non portiamo niente o addirittura disarmonia, otterremo nulla o peggio; è detto che chi semina vento raccoglie tempesta.
Ebbene, se noi non siamo queste cose, ma ci percepiamo per mezzo di queste cose e se l'armonia è una conseguenza di una nostra azione che tende alla sopravvivenza della cosa con cui ci stiamo relazionando, vuol dire che l'AMORE è azione armonica, mentre azione disarmonica o inazione (assenza di azione) non rientrano nei canoni dell'amore.
Perché siamo qui? Per esprimere il nostro essere, quindi agire. Come? Usando i nostri talenti e qui non si tratta di uno due o cinque talenti in quanto quantità, bensì che uso facciamo delle caratteristiche personali che abbiamo, se spandiamo amore nel mondo.
Ci sono persone che hanno abbandonato la loro vita socialmente standardizzata per dedicarsi a fare "altro" dove questo altro è semplicemente essere se stessi ricollocandosi sul panorama della vita, facendo magari lavori totalmente opposti a quelli che facevano prima. Io sono uno di questi; sentivo di farlo e l'ho fatto. Prima vivevo incollato ad altre due milioni e mezzo di persone, ora il mio vicino più vicino è davvero molto lontano.
Non tutti devono sconvolgere la propria vita: si deve solo essere se stessi, quindi non tutti devono fare chissà quale passo, ma solo ciò che sentiamo: ogni posto è buono per essere se lo senti tale.
In quanto esseri spirituali, la nostra casa è tutta la vita in tutte le sue espressioni e in cui siamo immersi; la nostra casa non finisce all'uscio della nostra porta.
Ora, date un'occhiata qui
Come si può vedere, al momento della pubblicazione di questo servizio sono presenti 29 recensioni sulla Trilogia. A metà di questa pagina c'è un pulsante giallo dal titolo INSERISCI LA TUA RECENSIONE E IL TUO VOTO.
Negli ultimi otto mesi ho inviato le Newsletter a centinaia di persone iscritte ai nostri siti e in ognuna c'era sempre l'invito a inserire la propria recensione; quindi, a conti fatti, sono usciti migliaia e migliaia di inviti a farlo; perché c'era questo invito? Il perché l'ho sempre scritto nella Newsletter:
Se la
TRILOGIA
DELL'IO SONO ha suscitato in te un'emozione,
saremmo lieti se tu inserissi il tuo commento sul sito
Macrolibrarsi.
È semplicissimo e non è necessario registrarsi e
la tua
recensione
potrebbe essere motivo di interesse per chi visita lo spazio del libro.
Quindi il motivo era che una recensione poteva essere d'ausilio a qualcuno che, leggendo la Trilogia, avrebbe acquisito un maggior livello di comprensione.
So che molte persone hanno letto il libro e grazie a esso hanno ricevuto delle grosse realizzazioni; quindi, dal mio punto di vista, se ho ricevuto qualcosa, devo trasmetterla anche ad altri. È detto: voi che avete ricevuto, dovete dare e questo significa soddisfare il ruolo della nostra esistenza in relazione con l'umanità.
Invece, fino a questo momento, ci sono solo 29 recensioni e poiché cinque persone hanno inserito due volte la recensione, significa che solo 24 persone hanno giocato con la vita. Che fine hanno fatto tutti gli altri? E tu, hai aiutato la vita a portare avanti il suo gioco? Questo è solo un banale esempio di cosa significhi partecipare sentendosi parte del tutto.
Questo aneddoto che vi riporto fa parte dell'aggiornamento del 7 luglio 2008:
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: "Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno." Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno. Al centro della stanza c'era una grandissima tavola rotonda e al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato e avevano tutti l'aria affamata. Al termine delle loro braccia non avevano mani, bensì cucchiai dai manici lunghissimi.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno". Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta, quella del paradiso.
Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece di nuovo venire l'acquolina in bocca.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: "Non capisco!" "È semplice", rispose Dio, "dipende solo da un'abilità: essi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri, mentre coloro che hai visto all'inferno non pensano che a loro stessi."
A. M. King dice che l'uomo, nel suo percorso energetico rappresentato da chakra e meridiani, al livello del cuore ha una così tale voragine che gli è praticamente impedita la percezione della compassione, motivo per cui l'essere umano è molto in difficoltà circa la manifestazione del divino e per questo è così in trappola del mondo materiale. Eppure ciò è un paradosso: perché? Perché le persone sono amore, ma a causa di questa voragine non riescono a provare compassione che è la base per poter percepire se stessi e quindi ESSERE fattivamente quell'amore. Compassione genera misericordia, misericordia genera amore, cioè azione.
L'amore è AZIONE e la vita non è dire IO SONO DIO; ora basta con i parassiti: dobbiamo rimboccarci le maniche e smetterla di riempirci la bocca col dire IO SONO DIO, cominciando a esserlo sul serio. Addirittura nella mia Scuola il fuggi fuggi generale è determinato dall'incapacità nel fare le cose. Si preferisce frequentare altre sessione di carattere teorico-tecniche, ma quando si tratta di fare, campa cavallo che l'erba cresce...
L'essere umano è così immerso in una sorta di egoismo che non riesce a vedersi unito alla vita; mettete un essere a fare qualcosa per gli altri e vedete quanto dura: quello è il suo indicatore di coscienza planetaria, quel tipo di coscienza che va ben oltre quella personale (e frammentata).
Poi mi interessa affrontare anche un altro aspetto: quello delle Scuole spirituali e dei poteri da esse derivanti. Ho conosciuto forse centinaia di persone che vanno in queste scuole e poi cercano di coltivare poteri; queste persone hanno le cosiddette pigne in testa se credono che il fine dell'Insegnamento sia quello di acquisire poteri, ammesso e non concesso che l'Insegnante sia una persona scrupolosa nell'insegnare il vero fine del potere del pensiero.
La modalità dell'usare la mente per fermare i propri pensieri automatici (che pensieri non sono, bensì rappresentazioni del passato per mezzo di immagini mentali) è la stessa che ci consentirebbe di camminare sulle acque o di leggere nel pensiero o di fare altre sciocchezze del genere (... se non vedete miracoli non credete). Poiché l'uomo, per sua natura ha paura, quando viene in possesso di una cosa che serve per un determinato utilizzo, la deve deviare per fini personali perché, erroneamente, crede che la paura possa essere lavata con il potere.
Un aneddoto orientale ci racconta che un mattino un allievo di un ashram si sveglia ed è capace di fare praticamente qualsiasi magia; corre per andare dal suo maestro a comunicargli dell’acquisizione di super poteri e trovatolo, trafelato dalla corsa e dall’entusiasmo, glielo dice. Alla fine il maestro gli dà una pacchetta sulla spalla e gli dice: “Non preoccuparti, questi super-poteri passeranno!”
Paolo, colui che in modo non autorizzato creò su Gesù il marketing del cristianesimo, ebbe comunque a dire qualcosa di interessante in ciò che poi venne definito l'Inno alla carità in cui afferma:
"Se anche parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, sono un bronzo sonante o un cembalo squillante; e se anche ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza e se anche possiedo tutta la fede, così da trasportare le montagne, ma non ho amore, non sono niente. E se anche distribuisco tutte le mie sostanze e do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho amore, non mi giova a nulla."
In questo caso Amore, Carità e Compassione sono in qualche modo equivalenti.
Amore, questo è quello che ci manca poiché manca la compassione, perché manca la sensibilità a percepirci fuori di noi IN QUANTO NOI, cioè tutto ciò che è.
Amore è azione e l'azione non deve terminare al di là della nostra porta di casa, ammesso che al di qua di essa amiamo noi stessi e la nostra famiglia, cosa impossibile visto che o si è amore su tutto o non si è amore su nulla e quindi anche al di qua della propria porta di casa; in questo universo una donna o è incinta o non è incinta, non è incinta per metà, per cui non ci si può illudere di amare dentro casa e non fuori, poiché in realtà l'amore o il non amore siamo noi stessi.
Una parentesi dedicata alla donna: avete mai fatto la riflessione che la quasi totalità dei cosiddetti Maestri o esseri avanzati che si conoscano sono in genere uomini? Perché? Perché la donna, essendo stata enormemente maltrattata nelle epoche passate, è maggiormente sensibile, impaurita ed effetto della disarmonia e quindi è per lei più difficile giungere a una condizione di elevazione poiché non riesce a rimanere centrata. Un esempio dell'effetto della disarmonia è il pettegolezzo, un aspetto tipicamente riconducibile all'universo femminile.
Però posso dire che se una donna riesce a superare questo gradino, allora la sua luminosità è molto maggiore di quella di un uomo di pari livello di elevazione di coscienza. Per questo motivo le donne, con il loro amore potenziale, sono più vicine a dio, anche se hanno più difficoltà ad arrivare a destinazione. Questo spiega perché in praticamente tutti gli incontri spirituali la percentuale di presenza femminile è sempre maggiore rispetto a quella maschile, ma dopo, in proporzione, gli uomini che continuano a seguire il percorso sono sempre la percentuale più ampia, mentre la donna ha bisogno di maggiore tempo per stabilizzarsi. L'ho visto in tutti i casi. Il futuro del mondo si gioca sulla rinascita della donna; il futuro dell'umanità è in mano alla loro sensibilità: W le donne.
Ma ora, uomo o donna, non abbiamo più tempo. Un amico l'altro giorno mi ha scritto questa mail:
"... sono certo che sai che ogni cosa o situazione nasce dai nostri pensieri. Attualmente, su questa nostra terra, vige un pensiero collettivo tendente alla negatività e all'implosione della vita. Sulla terra attualmente siamo poco più di 7 miliardi di esseri, ma poche migliaia di questi dominano e controllano il tutto e tutti o quasi.
Poche migliaia di esseri, in maniera più o meno consapevole, vivono la loro vita in rispetto di sé e della vita stessa. Bene, io voglio rivolgermi a questi pochi Esseri.
Noi esseri umani abbiamo un solo potere che determina ogni cosa, il pensiero. Al di fuori delle nostre storie personali, lo scopo finale di ognuno di noi è la realizzazione del proprio essere insieme a tutti gli altri.
Per fare ciò, è necessario che prima i pochi, e poi tutti, alimentino la vita con pensieri di amore, contribuendo a fare crescere la consapevolezza generale.
Questa è l'unica cosa che possiamo fare e dobbiamo fare.
Per questo mi rivolgo a te che, avendo un sito (e che di sicuro conosci altri tuoi... colleghi), si possa stimolare chi attualmente desidera un mondo migliore; ciò dipende solo da noi. Sai, basta che un piccolo numero di esseri vivano e pensino la stessa cosa - il lievito che può far fermentare l'intera massa - e abbiamo la possibilità di cambiare lo stato della terra: scomparirebbero le guerre, scomparirebbero le scie chimiche e ogni negatività."
Siamo alla potenziale vigilia in cui un pazzo criminale può premere il pulsante di una bomba atomica che può alterare la vita su questo pianeta per i prossimi secoli e in molti modi lo stanno già facendo.
Il fatto che accada o meno di peggio dipende da noi, dipende da TE.
Allora ti chiedo: E tu, hai aiutato? Che uso stai facendo dei tuoi talenti? Cosa stai facendo secondo le tue possibilità, secondo la tua forza (dynamis)?
Fai ciò che senti di fare nelle tue aree di competenza e se una delle aree di competenza credi che coinvolga il nostro Gruppo e la sua attività ad informare, scrivimi e fammi sapere la tua disponibilità ad appoggiare il nostro Gruppo in qualsiasi modo al fine di contribuire a far aumentare la sensibilità di coloro che sono sulla via del risveglio. La vita ha bisogno anche di te e per diffondere la Conoscenza ci vogliono energie.
Fammi sapere come ti puoi rendere disponibile con tutti i mezzi a tua disposizione, possano essere abilità personali (grafica, progettista di siti web, responsabile di una casa editrice ecc.) oppure dando il tuo appoggio con il tuo impegno, il tuo danaro o mettendo a disposizione locali o una base operativa che possa metterci in condizione di produrre un maggior impatto sul sociale o in qualsiasi altro modo tu SENTI di poter essere utile; tutti i propri talenti sono buoni e adatti allo scopo, per cui se lo senti, fallo per il tuo dio!!!
Ci sono persone che hanno dedicato la propria vita a informare gli altri in prima persona, ma questo è il LORO destino; ognuno di noi ha il proprio compito, anche se, alla fine, il campo da gioco - cioè se stessi, la famiglia, i propri gruppi, l'umanità, la flora e la fauna, l'ambiente e la realizzazione di se stessi in quanto spirito - rimane uguale per tutti. Pur non stando in prima linea è inevitabile che dobbiamo relazionarci con i nostri Sé fuori di ciò che illusoriamente percepiamo come "noi".
Se hai dei talenti, usali. La parabola si conclude con queste parole: "a chi ha sarà dato molto altro in più e a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha".
Qualcuno a volte mi dice se con il mio parlar chiaro io abbia paura di perdere gli amici; io rispondo che non sono venuto su questa terra per essere simpatico a qualcuno, bensì per fare la volontà di ciò che IO SONO e i veri amici questo lo apprezzano e quindi non posso perderli.
Qui, al di là del tuo computer, siamo pochi e male in arnese, ma facciamo tutto ciò che sentiamo con quello che abbiamo a disposizione per darti le informazioni che stai ricevendo: se vuoi darmi una mano, questa è la pagina dei CONTATTI; scrivimi, ma solo se hai talento e non se queste parole hanno suscitato in te solo un'emozione.
Cieli Sereni.
di Arcangelo Miranda
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