Chi fa più danni? Un buono o un cattivo? Certamente i buoni fanno più danni; i danni sono danni anche se la motivazione per cui sono commessi è benevola. Il buono, in genere, accoglie sotto le sue protettive ali da chioccia persone che, avendo nella loro vita scelto il ruolo di vittime, sono intenzionate solo a succhiare e nulla fanno per uscire dalla loro avvilente situazione.
Si tratta di uno stato emozionale collegato ad un altro stato emozionale;
Il cattivo te ne accorgi subito e lo allontani, il buono no poiché risponde facilmente all’emozione umana che camuffa il vero bene assoluto, quello del divino che noi siamo.
Nel servizio PERCHÈ GLI SPIRITUALI NON RAGGIUNGONO GLI OBIETTIVI è detto: Il bene ed il male sono due polarità di questo tipo di universo duale ed appartengono entrambe alle cosidette tenebre. La luce divina, che è opposta alle tenebre, non è il bene come lo si intende in quanto emozione umana. Il bene umano ha bisogno del male per nutrire se stesso e viceversa per il male.
Per questo motivo ci sono tre tipi di persone: persone per bene, persone per male ed un terzo tipo di persone che, nel citato servizio, definisco "comuni"; queste sono quelle che davvero vivono nella vera luce e sono praticamente una rarità.
Le azioni dei buoni e dei cattivi sono un problema di aberrazione; il buono commette errori non sapendo di farlo (atteggiamento luciferino: tenta di portare luce), mentre il cattivo può essere più o meno coscientemente distruttivo (atteggiamento diabolico).
Il buonismo è il prodotto dei sensi di colpa e, poiché i buoni sono in numero maggiore dei cattivi, il motivo per cui il mondo è fallito e si trova nella drammatica situazione in cui si trova, è responsabilità dei buoni che, credendo di apportare luce, hanno distrutto tutto.
L’amore di mamma, per quanto onorevole possano essere le intenzioni, per la maggior parte dei casi mira solo ad ottenere una momentanea soddisfazione emozionale. In realtà, è spesso una risposta emozionale ad uno stimolo dell'ambiente. In queste condizioni l'individuo non sperimenta una originazione auto-determinata del BENE, bensì "scatta" in lui la necessità di fare qualcosa per gli altri quando ci sono condizioni ambientali che lo inducono, in modo compulsivo, a compiere un atto di servizio.
È per questo motivo, così come viene detto nell’insegnamento IL VERO SIGNIFICATO DEL SERVIZIO che non si tratta di vero servizio ma, ancora una volta, di emozione.
I pacifisti che vogliono a tutti i costi la pace, si comportano così poiché sono pieni di sensi di colpa e non riescono più a far fronte alla sofferenza. È anche grazie a loro che il mondo è il disastro che è oggi.
In questo universo non può esistere una carica da sola, sia essa positiva che negativa. Ogni qualvolta abbiamo una carica positiva, dobbiamo avere per forza una corrispondente carica negativa. Solo le azioni d’amore non creano cariche.
Il bene ed il male sono come due vasi comunicanti: ogni qualvolta ne riempite uno, l’altro automaticamente, va in equilibrio, deve andare in equilibrio.
Ciò significa che ogni volta che si ricopre il ruolo di vittime o di soccorritori alla Don Chisciotte o quello di carnefici oppure, come accade in quei balordi corsi emozionali pseudo-spirituali, ogni volta che abbracciate qualcuno in preda ad un emozione di buonismo e non per vero affetto, dico ogni volta, state riempiendo anche l’altro vaso del sistema comunicante; in parole povere ed in fatti pratici, ogni volta che “siete buoni”, contemporaneamente state creando “il male” da un’altra parte del mondo.
Se siete per la pace, state creando la guerra; se siete per i più deboli state creando i carnefici, se siete contro i carnefici state creando vittime.
Per capire: se qualcuno ci dicesse (per finta) che il continuo abbracciare qualcuno poiché spinti dall'emozione della situazione creata artificialmente durante quei mielosi corsi emozionali porterebbe per conseguenza ad assorbire il karma di colui che si abbraccia, continueremmo ad abbracciarlo?
Nel frattempo, voi, l'Essere Spirituale, l'immensa forza che genera il creato e più grande di qualsiasi cosa si possa concepire, siete relegati al banale ruolo di fulcro di un'altalena che serve per tenere in piedi il bene e male che alternativamente si devono presentare ai vostri occhi.
Questo significa che ogni volta che siete “buoni” voi state creando anche bambini soldato da un’altra parte del mondo.
Colui che ha un carattere equilibrato è un testimone di volontà applicata. È alla ricerca della giustizia, continuamente e liberamente; non sono i sensi di colpa che compulsivamente lo bloccano e lo inducono a fare sempre le stesse buone azioni.
Ti sei mai chiesto chi ti ha messo nei guai? Colui che hai tentato di aiutare!
Se non vedete gli altri come dio non potete essere dio. Questa è una frase che ripeto in continuazione. Noi siamo ciò che osserviamo. Se crediamo che il mondo ha bisogno di aiuto, allora anche noi avremo bisogno di aiuto. Se invece noi vediamo tutti già arrivati, allora per noi tutti saranno dio e noi ci vedremo tali. Così il mondo non si riempirà di Don Chisciotte che lo vogliono salvare e di cariche positive & negative.
Allora, chi ti ha messo nei guai? Ripeto: colui che hai tentato di aiutare, poiché chi di aiuto ferisce di aiuto perisce. Il vero aiuto è un atto d'amore e non è mai generato da una spinta emozionale. Ma questa cosa, l'amore, è un tale segreto ed è divenuto talmente complesso per l'uomo aberrato, che non è qualcosa che si può trasmettere qui per iscritto.
Questo mondo non ha bisogno di essere salvato ma solo di essere lasciato in pace. Ciò non significa che la situazione non sia tragica, ma solo che, fin quando gli individui non passeranno dall’altra parte delle esperienze che hanno creato, non si potranno rendere conto in che situazione si sono messi.
Solo al di fuori delle tenebre c’è la vera luce; se la vera luce fosse nelle tenebre non ci sarebbero le tenebre stesse che sono composte, come abbiamo detto, di buio e di falsa luce. Ciò non significa che la situazione dell’Essere umano non sia disastrosa, tutt’altro, e certamente ci stiamo avvicinando a velocità folle verso l’ora "X" in cui un pazzo criminale spingerà il pulsante della bomba atomica e salterà tutto per l’aria; ma questo è solo una conseguenza.I buoni, presi dai continui sensi di colpa, identificano continuamente qualcuno da aiutare perché senza aiutare essi si sentono come morti.
Come conseguenza di questo essere Don Chisciotte vediamo che chiunque è contro di loro li etichettano come irrispettosi, un altro modo per bloccare la gente: in realtà, il motivo di tutto ciò è che senza individuare il male la loro emozione di “bene” non si può nutrire: essi devono trovare il male dappertutto. Queste persone non hanno mai amato in modo incondizionato e dire incondizionato è solo un dare enfasi poiché l'amore è sempre incondizionato.
Mi auguro che i buoni possano realmente rendersi conto in che guaio sono e in che condizione hanno portato il mondo in cui viviamo.
Il dio onnipotente (che tu sei) non può non essere ciò che è. Però può dimenticare di esserlo e la vita lo spinge sempre più verso il riconoscimento di se stesso.
Il dio onnipotente è anche indefinito, quindi nessun aggettivo può essergli attribuito: buono, cattivo, bello, brutto sono aggettivi!
Se un bel mattino al suo risveglio un Essere si AGGETTIVIZZA (si definisce) buono, sta ponendo un limite al proprio essere indefinito.
Poiché i limiti esistono solo nel frammentato e quindi nella dualità, ecco che la vita (che è illimitata) per rompere i limiti fa qualcosa: aumenta la realtà del proprio essere buono sconfinando nella realtà del male; ecco perché hai bisogno del male per confermare il tuo stato di sentirti buono. Quando un Essere indefinito assume un ruolo (che è definito), deve ottenere il suo contrario (ottenendo una cosa più grande, illimitata) per confermare il ruolo in cui si trova.
Ed è così che gli Esseri trascorrono milioni di anni in una prigione della mente dove i guardiani non sono le sbarre o i carcerieri, bensì le cariche di buonismo e di cattivismo: una prigione della mente.
Fai quello che sinceramente senti di fare e non fare quello che sinceramente non senti di fare: questo è il mio suggerimento a chi vuole vivere.
Mi auguro che tutti possano decidere di usarlo con i relativi benefici che si porta dietro. Ma alla base di tutto c’è la decisione di ESSERE. Cosa significa? Che se non saremo noi a decidere di decidere di prendere questa decisione, allora sarà la vita, prima o poi, che ci metterà in condizione di farlo. Ripeto spesso che SIAMO CONDANNATI AD ESSERE FELICI; TANTO VALE INIZIARE DA SUBITO.
Se tu non ti sentissi buono non avresti "male" ed "ingiustizie" intorno a te. Il bene deve nutrire se stesso attraverso il male.
È solo con il raggiungimento della giustizia che possiamo ottenere la pace. Potremo avere giustizia solo quando gli uomini decideranno di fare ciò che sinceramente sentono di fare e non perché spinti dalle loro emozione di falsa compassione. La parte che segue è stata aggiunta il 17 marzo 2007; è tratta dal testo IL METODO FELDENKRAIS di Moshe Feldenkrais delle EDIZIONI RED; buona lettura.
Il detto evangelico «Ama il prossimo tuo come te stesso» costituisce il nucleo di tutte le religioni. Esso ha reso ottimi servigi all'umanità ed è ancora oggi l'obiettivo principale di tutte le persone orientate da spirito umanitario. Ma il detto può anche essere rovesciato. Le migliori intenzioni, se messe in atto sotto la pressione di una coazione, producono risultati opposti. Popolazioni su cui la religione è stata imposta coercitivamente hanno facilmente ceduto al fanatismo arrecando, in determinati casi, gravi danni, sia in passato sia oggi e annullando in tal modo il bene che deriva dall'etica religiosa. La nostra educazione è permeata dell'idea di dover amare gli altri come noi stessi, ma troppo spesso tale concetto viene inculcato con tanto assolutismo e rigidità da cancellare ogni spontaneità.
Molti diventano 'buoni' non perché hanno imparato a vivere bene con gli altri, ma perché sono incapaci di muovere un dito per affermare se stessi.
Non sanno rifiutare nulla di quanto viene chiesto loro e ciò semplicemente perché hanno paura degli altri. La loro bontà, quindi, è dettata da ragioni estranee e subito dopo essi provano un certo risentimento a causa del proprio comportamento. Si sentono costretti ad agire (o non agire) in un determinato modo per il semplice fatto di non essere capaci di contraddire chicchessia, anche quando ciò sarebbe giustificabile e assennato.
Una gentilezza o una bontà di questo tipo sono il sintomo e il risultato di un'aggressività inibita. La persona si identifica a tal punto con gli altri da essere sicura che anche costoro proverebbero la sua stessa ansia in caso fossero contraddetti o si opponesse loro un rifiuto, rimanendo relegati in una situazione di isolamento e alienazione simile a quella che lei stessa avverte. Il prossimo naturalmente trova insopportabile un simile atteggiamento, cosicché la persona forzatamente buona ha ben pochi amici veri, forse nessuno e si lascia invischiare da situazioni che gli rendono la vita piena di continue amarezze. Questo tipo di bontà arreca a un membro della società, l'individuo che si impone di esser buono, un danno pari a quello che la società stessa considererebbe criminale se fosse inferto al proprio prossimo.
L'individuo che vuol essere buono a tutti i costi tratta se stesso come nessun essere umano tratterebbe neppure un cane.
Quando decide di fare o non fare qualcosa, applica un rigore sadico, una durezza estrema, che non sarebbe mai capace di usare contro gli altri per paura di perdere il controllo su se stesso (egli teme, infatti, più se stesso che le ritorsioni dirette degli altri). In genere un tale comportamento si instaura su questioni di poco conto, attinenti alla vita quotidiana e viene applicato automaticamente, senza troppo pensarci su. Se sono in gioco questioni più importanti, normalmente l'individuo si prepara e fa grandi sforzi per superare la propria incapacità, ricavando un piacere sproporzionato dal fatto di riuscire a essere all'altezza dei suoi propositi.
Qualche volta questo successo viene trasferito per alcuni giorni nel resto della sua attività e l'interessato resta euforico fino al prossimo errore, che lo piomba in una profonda depressione.
Anche il più intimo degli amici non sa spiegarsi questi cambiamenti d'umore, dal momento che non è accaduto nulla di esteriore che giustifichi una tale euforia o una tale depressione.
Questa descrizione, forse anche troppo vivida, ha lo scopo di illustrare il comportamento di molte persone intelligenti ed educate che, a causa della loro timidezza, modestia e del loro eccessivo riguardo per i sentimenti altrui (qualità in se stesse mirabili, purché non subite in modo coatto), si escludono da sole dal novero di coloro che hanno diritto a essere trattati con rispetto e cortesia. Costoro trarrebbero gran vantaggio dal fatto di capire che il detto «Ama il prossimo tuo come te stesso» non sempre significa che loro sono peggio del prossimo e che meritano quindi di esser trattati di conseguenza.
di Arcangelo Miranda
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